La metodologia geofisica denominata "sismica a riflessione", se confrontata con tutte le altre metodologie di indagine geofisica, consente la miglior descrizione delle caratteristiche dei terreni e delle loro geometrie, nonché la possibilità di esplorare a notevoli profondità utilizzando sorgenti energizzanti di potenza limitata.
La sismica a riflessione è stata utilizzata in passato principalmente per le indagini petrolifere profonde, con scarsi successi nelle applicazioni superficiali. Nei primi anni '80, l'avvento di geofoni ad alta frequenza e dei sismografi digitali, nonché di computer veloci e a basso costo, ha consentito sempre maggiori e più valide applicazioni in campo ingegneristico, ambientale e per ricerca d'acqua. Un altro aiuto è venuto dalla disponibilità di sorgenti sismiche a basso costo ad alta frequenza.
Per sismica a riflessione "superficiale" si intendono le indagini volte ad indagare profondità comprese tra circa 1m e 1000m in un range di frequenze sismiche compreso fra circa 50Hz e 1000Hz.
Il principio fisico che sta alla base dalla metodologia, consiste nella riflessione parziale di energia delle onde elastiche prodotte da una sorgente, al loro passaggio attraverso un piano di discontinuità di velocità sismiche in profondità. La percentuale di energia riflessa sarà maggiore per contrasti più spiccati di velocità.
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